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Patologie Sensibili al Trattamento Osteopatico


Cefalea (tensiva, grappolo), Emicrania (con aura, senza aura), cefalee complesse farmaco resistenti

La figura dell’osteopata può essere un utile chiave di volta nella risoluzione di tale patologia, in quanto è in grado di ridurre buona parte degli stimoli irritativi, responsabili della sensazione di dolore. Nello specifico si ha la possibilità di:

  • liberare le suture craniali, soprattutto quelle tra osso occipitale e osso temporale, riducendo le tensioni intracraniche, e riuscendo così a dare maggior agio alle strutture vascolo-nervose;
  • effettuare un lavoro di riequilibrio tra i diaframmi del corpo: pelvico, toracico inferiore e superiore, buccale e il tentorio cerebellare (intracranico), che rappresentano strutture essenziali e cardine nella distribuzione delle pressioni all’interno delle cavità corporee;
  • migliorare la libertà di movimento delle articolazioni sacro-iliache, che rappresentano una delle principali cause di rallentamento della motilità craniale, soprattutto dell’osso occipitale, strettamente connesso al sacro tramite la meninge più esterna chiamata “dura madre” o migliorare la circolazione venosa intracranica e in tal modo normalizzare ancora una volta le pressioni che possono agire negativamente sulla sintomatologia;
  • ridurre le tensioni muscolari a livello cervicale, attuando un allungamento dei tessuti molli.

Lo studio e la conoscenza dell’anatomia e della fisiopatologia, e l’utilizzo di metodologie manuali di diagnosi e terapia, offrono inoltre all’osteopata la capacità di poter relazionare la cefalea ad alcune problematiche di tipo viscerale. La particolare anatomia del bacino femminile e la meccanica del pavimento pelvico e dei visceri in esso contenuti, nonché l’asse ormonale esistente tra ipotalamo-ipofisi-utero-ovaio è un esempio significativo di questa interrelazione tra sistema muscolo-scheletrico e viscerale. Un lavoro sull’osso craniale che “ospita” l’ipotalamo e l’ipofisi: lo sfenoide, e sul sacro, potrebbero per esempio migliorare la biomeccanica, lo stato neurovegetativo e quindi anche ormonale, della zona prima citata.

A dimostrazione dell’efficacia dell’osteopatia sulla cefalea è stato svolto uno studio sperimentale (la cui attendibilità è confermata dal dato statistico p<0,001), il quale aveva come oggetto di studio un gruppo di 70 pazienti donne, con mestruazioni ancora presenti e una concreta positività alla scala di valutazione HIT-6. Una parte delle pazienti sono state sottoposte solo a trattamento osteopatico, uno alla settimana, per 3 settimane, mentre all’altra parte di soggetti si è fatto finta di somministrare il trattamento, per valutarne l’effetto placebo. I risultati hanno evidenziato la reale efficacia del trattamento con un’importante riduzione del numero di attacchi, dell’intensità del sintomo e un aumento di tempo trascorso tra due attacchi nelle pazienti realmente trattare, mentre i miglioramenti sono risultati molto inferiori nel gruppo placebo.

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Nevralgie del Trigemino (ed atre nevralgie)

La comprensione ed il trattamento delle algie cranio-facciali presuppongono la conoscenza dell’innervazione dolorifica del cranio, alla base della sintomatologia. Sono chiamati in causa il sistema trigeminale e le prime radici del plesso cervicale, deputati all’innervazione dolorifica extra-cranica ed intra-cranica (sovra-tentoriale per il trigemino, rami meningei della branca oftalmica; sotto-tentoriale per i rami meningei dei nervi cervicali sensitivi). I generatori di dolore cranico pertanto sono tutti i tessuti dotati di nocicettori (compresi dura madre e pareti dei grossi vasi in prossimità della base cranica), i nervi cranici e le stazioni della via del dolore a livello centrale (sostanza reticolare, talamo, corteccia parietale), in quanto una alterata modulazione provoca una alterata percezione.

Premesso ciò, non si possono non richiamare i principi enunciati da Still, in particolare la legge di causa-effetto che regola la condizione di salute-malattia. L’Osteopata va alla ricerca delle cause che possono aver portato all’aumento della stimolazione nocicettiva cranica. Le potrà trovare in una deviazione dalla norma dell’afflusso arterioso e/o del deflusso venoso cranico, considerando in particolare i rapporti tra i vasi, le ossa del cranio ed i tessuti molli peri-cranici; le potrà trovare in una situazione di disfunzione delle ossa craniche con tensioni membranose nelle suture tra le ossa, con ripercussioni sul meccanismo respiratorio cranico; le potrà trovare nella condizione dei muscoli peri-cranici, masticatori compresi; le potrà trovare in una disfunzione cranica a carico dell’orbita o delle alte vie aeree; le potrà trovare in anomalie di organi o strutture extra-craniche, quali ad esempio colonna cervicale, osso sacro, mediastino, in virtù della continuità tra le fasce del corpo e la dura madre intracranica.

Sono esempi che sottolineano ancora una volta come ogni paziente sia unico, e come tale deve essere valutato e trattato. Le più recenti acquisizioni in ambito specialistico (Bendtsen, Jensen 2010) raccomandano un approccio alla cefalea di tipo empirico, il più possibile integrato (nutrizione, psicoterapia, biofeedback, ralaxation training…) e confezionato ad personam, trattandosi di una patologia multifattoriale; il trattamento manipolativo osteopatico risponde per definizione ai criteri di approccio individuale.


Patologie del Rachide: discopatie complesse recidivanti, cervicalgie, lombalgie, dorsalgie, sacro ileiti, irritazioni radicolari senza danni apparenti (sciatalgia, cruralgia, brachialgia), affezioni muscolo scheletriche cronicizzate e latenti.

L’obiettivo della diagnosi osteopatica è quello di stabilire con successo le diverse cause che inducono allo sviluppo e al mantenimento del dolore nel paziente. Per arrivare a questa diagnosi l’osteopata metterà in campo una serie di test osteopatici abbinati ad una attenta raccolta dati. Ecco un elenco parziale delle cause più comuni che possono sviluppare una punto di vista osteopatico il di schiena:

  • blocco della mobilità vertebrale blocco del bacino (sacro-iliaco, sinfisi pubica);
  • irritazione di un nervo (ad esempio, sciatico, femorale);
  • disfunzione articolare dell’anca, ginocchio, caviglia/piede;
  • disfunzioni delle curve vertebrali (iperlordosi e ipercifosi, atteggiamento scoliotico o rettificazione della colonna post colpo di frusta);
  • cause viscerali (spasmi del colon sigmoideo, Irritazioni gastriche, congestione pelvica);
  • aderenze cicatriziali (taglio cesareo, appendicectomia);
  • comprendere lo stile di vita del paziente (lavoro, postura, alimentazione, stress…).

Il vostro osteopata deciderà quale sarà per voi il miglior percorso terapeutico, basandosi sulle sue qualità palpatorie, di osservazione e diagnosi; non sottovalutando, comunque, ove necessario, il ricorso a più approfondite valutazioni tipo RMN, TAC, indirizzandovi a colleghi professionisti (Neurologi, Ortopedici etc). Il trattamento osteopatico è spesso un efficace intervento per provare a correggere questo genere di problemi. La maggior parte delle persone pensa che il dolore alla schiena sia il risultato di un trauma e che dipenda esclusivamente dalla schiena. Molte problematiche percepite al rachide sono in realtà il risultato di una sequela di cause, a volte anche non risolvibili dall’osteopata, che come effetto finale possono dare un semplice mal di schiena. Una delle cause più frequenti , meno conosciute e più difficili da percepire dal paziente sono i disordini o deficit posturali. Le problematiche posturali sono si le posizioni al lavoro o a casa o nel riposo, ma un po più complesso è gestire una sindrome da deficit posturale (SDP). Si lavora sulle entrate posturali (piede, occhi, rachide, sulla bocca come elemento perturbante della postura). Per questo motivo l’osteopata lavora a stretto contatto con dentisti podologi, optometristi ottici ecc…

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Patologie articolari periferiche (blocchi articolari, algie senza cause apparenti o danni tissutali), sovraccarichi articolari da squilibri posturali.

Parliamo di ginocchio, e prendiamo in considerazione una problematica cartilaginea da sovraccarico femoro-rotuleo. Questa situazione, una volta che è stata diagnosticato dal ortopedico o fisiatra, come anomalia funzionale e non morfologia del ginocchio (ad esempio valgismo congenito, ecc…), a livello osteopatico viene vista come un chiaro compenso di un problema che viene da altri distretti. L’osteopata indaga in primis l’appoggio e la situazione statica alla verticale, una eventuale sbilanciamento o un appoggio anomalo del piede possono creare dei compensi di sovraccarico al ginocchio. Possono esserci problematiche di bacino o di colonna che vanno ad alterare la meccanica dell’arto inferiore. Possono esserci degli interessamenti viscerali diaframmatici o perineali che possono creare adattamenti a livello dell’anca e un compenso rotativo del ginocchio. Esistono una molteplicità di correlazioni tra patologie degli arti secondari a problemi centrali, ne elenchiamo alcuni:

  • patologie del gomito secondarie a malposizionamenti della spalla o dello stretto toracico o della cervicale.
  • metatarsalgie da sovraccarico secondarie ad uno sbilanciamento posturale con squilibrio anteriore.
  • fasciti plantari e sperrone calcaneare come fenomeni compensativi per sostituzione cellulare degli elementi fibro-muscolari con elementi ossei da deposito di calcio, per sovraccarico della catena statica posteriore spesso causati da sbilanciamento anteriore.
  • tendiniti del achilleo da sovraccarico posturale, sempre per sbilanciamento anteriore.
  • turbe sensitive (no tunnel carpale) da aumento del tono dei muscoli di chiusura della spalla o tensione sterno-clavicolari.

Altro capitolo vastissimo sono le sindromi posturali

Ci rifacciamo alle regole della posturologia della scuola francese e portoghese. Parliamo di percezione azione, della risposta congrua ai segnali in ingresso, stimoli da mettere ai canali di ingresso del sistema posturale per ottenere una risposta tonica congrua e bilanciata. Gli ingressi del sistema posturale dove si può intervenire sono i piedi, gli occhi la bocca e la propriocettività della colonna vertebrale. Per questi motivi nei trattamenti osteopatici si testano in modo scrupoloso eventuali occhiali, plantati o solette propriocettive, apparecchi ortodontici BITE e il perfetto funzionamento della colonna vertebrale, così che i segnali in ingresso siano più corretti possibile e quindi le risposte coerenti.

Il paziente posturale è stato così definito da Martins da Cunha nel 1978: “è quella persona che lamenta numerosi sintomi, spesso vaghi, prevalentemente ma non esclusivamente di tipo doloroso, a cui si è “abituato” o non da peso ed ha già provato a risolverli con scarsi risultati. La sua storia clinica è ricca di episodi apparentemente di scarsa importanza che spesso coinvolgono gran parte dei distretti corporei. Negativo per gli esami e le indagini mediche di routine”. Una caduta sul coccige, una spina irritativa plantare, un errato contatto dentale, una montatura di occhiali deformata, una cicatrice… innescheranno un circuito sensitivo-motorio di adattamento che se non identificato, potrà produrre strategie di postura altamente dispendiose, fino a compromettere l’intero equilibrio psico-fisico, compreso, ad esempio, la qualità del sonno con tutte le derivazioni che comportano: stanchezza, aumento del produzione di cortisolo, diminuzione della produzione e sintesi della melatonina, ecc.., in sintesi il DiStress definito da Selye.

Dal punto di vista evoluzionistico l’apparato masticatorio, mediante il sistema neuromuscolare, gli ormoni ed altre strategie psico-motorie, gioca un ruolo stress-protettivo e stress-modulante piuttosto importante. Infatti, direttamente od indirettamente, attenua e/o rielabora le varie forme di stress di qualsiasi natura agenti sul nostro corpo, così da influenzare il generale benessere psico-fisico, ovvero lo stato d’animo, il funzionamento dello stesso sistema nervoso, la postura, il quadro ormonale, il sistema immunitario. Alla base di un’attivazione persistente, vanno ricercate cause di qualsiasi natura: cioè anatomico-strutturali, metaboliche, psichiche, agenti spesso contemporaneamente, mentre un ruolo importante è giocato da tutti i fenomeni infiammatori, anche se apparentemente di modesta portata.


Patologie Bacino (pubalgie, psoiti, piriformi algie, patologie del perineo, affezioni-traumi sacro cocigee, coccigodinie, stati emorroidari non chirurgici)

Le patologie del bacino si possono localizzare nelle ossa iliache o nel sistema sacro coccige o nelle articolazioni che lo compongono cioè sacroileiti, pubalgie, o muscolari tipo le sindromi del piriforme, o finte dismetrie degli arti inferriori. Il bacino può subire una di queste problematiche per traumi diretti o indiretti o per via riflessa da interferenze viscerali intestinali o uro-ginecologiche. L’osteopata infatti è in grado di verificare la causa primaria che porta il bacino a non funzionare bene, sia che il problema sia sul bacino sia che il problema sia a distanza e quindi il bacino si trovi a compensare un problema che persiste altrove. Il bacino oltretutto può essere anche il punto di partenza di problematiche riferite a distanza (ginocchia, piedi, colonna). Essendo una struttura portante nevralgica per la base sella colonna chiaramente ne influenzerà sia la statica sia la dinamica. Il bacino influenza inevitabilmente la posizione degli arti inferiori essendo il punto di ancoraggio dei muscoli tonico posturali più potenti. La terapia Cranio Sacrale gioca spesso la chiave di volta su problemi sacrali, essendoci una relazione diretta tra le due strutture spesso trattandone una si ha effetto sull’altra. Distorsioni di caviglia non trattate possono dare problemi di torsioni iliache con compenso del bacino; accade spesso che questi pazienti si rivolgano a noi per un mal di schiena o una pubalgia e non per una problematica di caviglia. In questo caso il bacino fa da compenso ad un problema a distanza.


Patologie occlusali : prima e dopo ortodonzia fissa o mobile, dolori o click mandibolari, bruxismo, sinergia di intervento con il medico ortodontista.

Sempre più odontoiatri e osteopati professionisti collaborano nel proprio lavoro per molteplici motivi, di seguito elenchiamo alcuni di questi motivi. Molti disturbi (cefalea, lombalgie, sciatica, cefalee, vertigini, alterazioni della postura) hanno origine in bocca, cioè nella meccanica della masticazione e della deglutizione. Molto può dipendere da una situazione di dispercezione orale (SDO), cioè dalla anormale percezione della lingua, dell’arcata dentale superiore e di quella inferiore e la volta palatina; questa dispercezione influisce sull’articolazione della mandibola, la quale deve integrarsi al meglio nel movimento globale del rachide cervicale e del corpo.

Ogni disturbo dell’articolazione della mandibola si ripercuote sul movimento e sulla postura del nostro corpo. È vero però anche il contrario: ogni disturbo della postura e del movimento si ripercuote sull’articolazione della mandibola. Prima di tutto bisogna capire da dove viene il disturbo, se dipende dalla dinamica della masticazione o da una malocclusione o se ha origine fuori dalla bocca. Nel primo caso la collaborazione fra l’osteopata e il dentista è fondamentale. Infatti sarà il dentista a intervenire sull’apparato stomatognatico per curare il sintomo. Se sospetta un disturbo nella dinamica della masticazione o dell’occlusione, l’osteopata esegue una serie di test specifici che permetteranno di individuare il problema con precisione.

Le cause principali di una dispercezione e quindi di un alterato tono posturale sono:

  • elementi dentari mancanti
  • spina irritativa di un dente (dente ricostruito male o trauma diretto su un dente)
  • malocclusione (cattivo contatto fra i denti)
  • splittaggi o fissatori
  • lavori di protesi, corone, otturazioni, implantologia e ortodontia non più adatti alla persona
  • cattiva deglutizione
  • pregressi apparecchi ortodontici mal sopportati dal sistema posturale
  • traumi cranici e cervicali
  • alterazioni delle articolazioni temporo-mandibolari
  • tensione nei muscoli masticatori di origine psicho-emotiva
  • la collaborazione tra l’osteopata e l’odontoiatra di fiducia è necessaria:
  • affinché l’osteopata elimini il più possibile i riflessi attivi che alterano il sistema posturale
  • affinché l’odontoiatra elimini eventuali spine irritative orali che danno alterazioni del tono (splittaggi, denti ricostruiti non ben compensati, ecc)

SDO Sindrome da dispercezione orale:

La percezione orale e generale è IL “PRIMO MOVENS” di una adeguata modificazione del tono muscolare di base, della biomeccanica, della postura:

  • l’apparato stomatognatico fa parte integrante del controllo posturale
  • la sua crescita armoniosa è il riflesso di una percezione globale corretta
  • le sue anomalie sono, salvo casi particolari, l’espressione di una DISPERCEZIONE, globale e   locale
  • un disturbo dell’occlusione può far parte dei segni di SDP
  • quando si lotta contro la fisiologia si rischia di creare la patologia
  • la fisiologia si educa o si rieduca ma non si forza

Otiti ricorrenti, Vertigini (oggettive, soggettive).

Per quanto riguarda le otiti chiariamo che si tratta comunque di un’affezione infiammatoria su base batterica dell’orecchio esterno, medio o interno quindi il medico prescriverà nella maggior parte dei casi una cura antibiotica. Dal punto di vista osteopatico l’otite sub acuta o ricorrente viene inquadrata come una problematica di stasi, di ipomobilità delle strutture che con l’orecchio hanno a che fare, per cui si può creare un terreno predisponente all’impianto di una colonia batteria potenzialmente infettiva. Parliamo quindi di tutto quanto concerne la bocca, l’articolazione dell’ATM, tutta la cervicale alta e sopratutto il sistema cranio sacrale. Per quanto riguarda le vertigini, si dividono in soggettive (sensazione di disequilibrio, di essere in barca) e vertigini oggettive (si vede girare la stanza) le problematiche vengono inquadrate in ambito cranio sacrale o in ambito posturologico. Rimandiamo quindi alle sezioni di posturologia e le terapie cranio sacrali.


Traumi da parto ( Torcicollo miogeno, paralisi ostetriche, aderenze post cesareo, piede torto)

I traumi da parto possono interessare il bambino appena nato con implicazioni craniali o diaframmatiche o toraciche. Possono interessare la mamma con complicanze della meccanica del piccolo bacino, con cicatrici da cesareo o episiotomie (rimandiamo alla sezione delle cicatrici nelle terapie). Da non sottovalutare sono anche le problematiche posizionali della mamma durante l’allattamento. Molte infatti sono le neo mamme che si rivolgono a noi per problemi legati alla zona cervico-dorsale e arti superiori con sintomatologie irritative che vanno dal dolore al formicolio delle braccia. In questo casi prestiamo molta attenzione alla posizione assunta per l’allattamento ma anche alle tensioni dello stretto toracico superiore della zona pettorale e sternale.


Problemi cranici

La plagiocefalia posizionale è una delle problematiche craniche su cui l’osteopata può riuscire a gestire il problema con una altissima percentuale di successo.
“La plagiocefalia rappresenta una componente strutturale caratterizzata da una deformità cranica con appiattimento della parte posteriore della testa”. Questo succede per delle compressioni durante la vita intra uterina, può essere associato o meno a torcicollo miogeno. L’osteopata interviene con delle manipolazioni craniali per liberare le strutture scheletriche e fasciali responsabili del mantenimento della alterata forma cranica.

Questi squilibri possono dare effetti sul sistema posturale particolarmente evidenti in età 0-18 anni, con diagnosi palpatoria osteopatica e tecniche manuali osteopatiche questo effetto si può attenuare e in molti casi risolvere se fatto precocemente. Secondo una ricerca condotta proprio nel dipartimento di Chirurgia pediatrica, nel presidio di Palidoro, il trattamento osteopatico cranio sacrale potrebbe avere nei casi di plagiocefalia, un’indicazione elettiva; l’obiettivo è stato quello di mostrare come la diagnosi palpatoria osteopatica possa integrare la semeiotica tradizionale. La ricerca ha dimostrato che su 20 bambini (12 femmine e 8 maschi), 2 hanno riscontrato plagiocefalia frontale; 4, una plagiocefalia posteriore. Alla fine del trattamento osteopatico la plagiocefalia era migliorata in tutti i casi trattati e documentata in due casi più severi, dall’esame RX post- trattamento.

TRATTAMENTO DELLA BASE CRANICA

La base cranica ricopre un ruolo importante nelle fasi iniziali della vita per il rapporto tra i nervi cranici e la funzione deglutitoria. La compressione intracranica del bambino può irritare due dei nervi importanti alla base del cranio, uno è il 12° nervo, il nervo ipoglosso, che è responsabile per l’attività della lingua e quindi è importante nel processo di suzione, e l’altro il 10° nervo cranico che si occupa dell’attività del tratto digestivo.

– Letteratura di riferimento:

Di Nicette Sergueef, Kenneth E. Nelson, Thomas Glonek Palpatory diagnosis of plagiocephaly
Diagnosi palpatoria della plagiocefalia

Fonte: Elsevier, maggio 2006

Casi di studio – Ospedale pediatrico Bambin Gesù
Esperienza di trattamento osteopatico in età pediatrica per disfunzioni cranio sacrali: case series


Traumi meccanici (colpi di frusta, distorsioni)

I traumi muscolo scheletrici diretti quali il colpo di frusta o una semplice distorsione di caviglia vanno corretti quanto prima per la loro invasività a distanza sia distrettuale sia temporale se non vengono corretti. Il colpo di frusta, è stato definito come un inaspettato brusco movimento del collo in qualsiasi direzione dello spazio che si manifesta quando un soggetto subisce un urto antero-posteriore o laterale o in torsione, con conseguente cervicalgia reattiva. E’ormai affermato da molti clinici che dal colpo di frusta derivano numerosi danni miofascialie legamentosi. Anche se il segmento più colpito è la zona cervicale, quasi sempre le problematiche si manifestano anche a distanza specialmente sulla zona lombare o sul bacino.

Altro argomento di grande diffusione e di grande importanza sono i traumi diretti sul coccige (caduta sul sedere). Questi traumi se non corretti possono creare una situazione simile ad un esito di colpo di frusta. Il perineo è la zona che tende a far rimanere latente una botta sul coccige, cioè, dopo qualche settimana il dolore può anche regredire spontaneamente, in base all’intensità del trauma, ma la disfunzione articolare tra sacro e coccige e la tensione perineale permane. Da qui’ l’importanza di un trattamento mirato e preciso sulle disfunzioni coccigee e del pavimento pelvico.


Esiti di broncopolmoniti, stati di compressione oppressione toracica, sindromi tachicardiche, difficoltà respiratorie da dispercezioni diaframmatico costali, problematiche tensive mediastiniche.


Disordini gastrici (dispepsia, pirosi, reflussi, acidità, gastriti, stati irritativi post ulcera peptica).

La sindrome da reflusso gastroesofageo è una condizione clinica caratterizzata da reflusso del contenuto gastro duodenale nell’esofago. I sintomi considerati tipici sono rappresentati dal bruciore retro sternale e dal rigurgito (percezione di liquido amaro o acido nella cavità orale). Altri sintomi sono il dolore in zona gastrica, il gonfiore, la difficoltà digestiva, l’impressione che il cibo rimanga nello stomaco.

DIAGNOSI

La diagnosi è di ovvia pertinenza medica e si basa essenzialmente sull’ anamnesi e sullo studio dei segni e sintomi (si sono studiati dei metodi di diagnosi non invasivi come l’utilizzo di questionari basati sui sintomi lamentati dai pazienti).

PUNTO DI VISTA OSTEOPATICO

Esistono dei protocolli specifici per il trattamento delle gastriti e il trattamento del reflusso. Lo scopo del trattamento osteopatico consiste nel normalizzare la giunzione gastro-esofagea, cioè mettere il cardias e lo stomaco nelle migliori condizioni meccaniche possibile. Il trattamento consiste di due parti principali, una meccanica sul sistema fibromuscolare della giunzione e uno che agisce sulle strutture circostanti e sul sistema neurovegetativo. Le strutture coinvolte e trattane nel protocollo osteopatico sono:

  • in primis il muscolo diaframma
  • il legamento epato gastrico
  • il trattamento del piloro e lo stomaco
  • trattamento delle zone di innervazione del sistema neurovegetativo di interesse gastrico
  • manipolare le fissazioni scheletriche importanti che persistono (ad esempio le articolazioni costo-condrali, la dorsale alta e il passaggio dorso lombare)
  • normalizzare le fissazioni craniche e sacrali

Il trattamento manipolativo osteopatico in pazienti affetti dalla sindrome di reflusso gastroesofageo, risulta essere particolarmente efficace anche per il trattamento di sintomi accessori correlati. Nell’anamnesi molti pazienti riferiscono infatti sintomi alla cervicale, dorsale, cefalea, sensazioni di tensione o compressione sternale.

Consigli per il paziente

  • non andare a letto subito dopo il pasto
  • bere un paio di bicchieri di acqua calda al giorno
  • dormire su un cuscino alto
  • evitare la posizione decliva
  • evitare l’assunzione di alcuni cibi che possono irritare il tratto esofageo come cioccolato, caffè, tè, alcol, arance e comunque sentire un medico che si occupi di alimentazione per aggiustare in modo accurato la dieta.

Disordini intestinali (disbiosi intestinali, malassorbimenti, disturbi della defecazione, colon irritabile e gonfiori intestinali).

Buona parte della popolazione almeno una periodo nella vita ha sofferto di disordini intestinali specialmente per quanto riguarda il sesso femminile. Come disordini intestinali distinguiamo due principali classi: i disturbi da alterazione del transito (colon stiptico, colon diarroico, colon con alvo alternato) e i disturbi di assorbimento/secrezione (anche asintomatici ma che sono correlati a problematiche a distanza, uno su tutti le cefalee). Le problematiche intestinali sono molto fastidiose e gli effetti interferiscono persino sulle relazioni sociali e lavorative della persona. Si parla di intestino pigro o stiptico quando l’evacuazione è inferiore ad una volta ogni tre giorni. I principali sintomi avvertiti da pazienti affetti da stitichezza sono: secchezza e durezza delle feci, difficoltà di espulsione o sensazione di evacuazione incompleta. La normalità è che si evacui ogni giorno. Si parla di intestino diarroico quando la frequenza è maggiore a tre volte al giorno e la consistenza delle feci è tendente al liquido con feci non consistenti o mucose. Si parla di alvo alternato quando il paziente alterna periodi di stipsi a periodi di intestino lasso o diarroico L’approccio osteopatico, inizia con l’anamnesi  che gli consente di inquadrare le origini del disturbo, che può essere una conseguenza di diversi fattori, per esempio legati alla mobilità dei diaframmi (toracico o perineale) ad una situazione neurovegetativa sbilanciata, o ad una cicatrice pregressa, ad aderenze post operatorie; una condizione di squilibrio psico-fisico o, ancora un blocco articolare del bacino o della colonna vertebrale.

Il lavoro dell’osteopata consiste dunque nel rimettere le strutture che possono interferire con il normale funzionamento del tratto intestinale nella miglior condizione di garantire una peristalsi fisiologica del colon garantendo quindi il movimento intestinale. La pratica osteopatica in questo caso può interessare il bacino, dove passa il colon, o anche le vertebre lombari, da cui partono le connessioni nervose con i visceri. L’osteopata può intervenire altresì con trattamenti di Osteopatia craniale, in quanto se si rileva una disfunzione a livello del sistema cranio sacrale essa può coinvolgere l’omeostasi dell’organismo intero, dunque anche dell’apparato digerente. Ma il lavoro più importante può essere fatto direttamente sull’intestino eseguendone uno “stretching” e ottimizzando la mobilità del diaframma per ridare al sistema quello che è il motore principale di tutto l’addome. Oltre all’alimentazione, è essenziale correggere il proprio stile di vita a partire dalla respirazione, non solo in riferimento alla frequenza respiratoria, ma soprattutto alla corretta mobilità e al corretto utilizzo del muscolo diaframma e del tratto perineale.


Controllo dello stress e sue manifestazioni cliniche (disturbi del sonno, stanchezza cronica, ipereccitabilità, gestione di stati emotivi atipici, disturbi metabolici, disturbi ormonali, affezioni cutanee).

Parliamo in questa sezione principalmente di stress cronico, quel tipo di stress che il nostro sistema neuro ormonale fatica a gestire e che con il passare del tempo tende a creare compensi. Quando lo stress è prolungato nel tempo o ripetuto frequentemente possono avere inizio una serie di modificazioni funzionali che fanno parte di ciò che è conosciuta come la Sindrome Generale di Adattamento (SGA). I principali segni di stress che si manifestano durante uno stress cronico vanno, dall’ insonnia, all’ipertensione, ai segni cutanei , fino ad esaurimento o depressione, nelle femmine ad una situazione dismenorroica. Chiaramente i trattamenti sintomatici locali, in questa fase, avranno ben poco effetto. Un approccio intelligente ed efficace è quello di lavorare sulle cause e concause di un alterato stato tensivo, cioè gestire al meglio una alterata situazione neuro vegetativa e neuro ormonale. Nel trattare lo stress bisogna porre attenzione a tutti gli aspetti della vita del paziente. L’osteopatia in questo quadro si inserisce nella gestione del sistema neuro vegetativo, neuro ormonale e nella situazione tensiva del miofasciale e scheletrico. L’osteopatia interviene sullo stress con diverse tecniche e metodiche:

  • bilanciamento dei diaframmi
  • manipolazione del sistema cranio sacrale
  • bilanciamento delle tensioni a livello del “plesso solare” o ganglio celiaco
  • bilanciamento delle tensioni craniche CV4
  • normalizzazioni vertebrali della colonna, specialmente del tratto dorsale.

Un’altro aspetto importantissimo per la gestione dello stress è l’alimentazione, cosa da gestire con un professionista che si occupi appieno della questione alimentare del paziente.


Disturbi dell’apparato riproduttivo, dismenoree funzionali da insufficienza gonado ipofisaria (asse dello stress), esiti di cistiti infezioni urinarie.

Il motore della mobilità viscerale è il sistema dei diaframmi (pelvico – toracico inferiore – toracico superiore). Questo sistema sinergico deve lavorare all’unisono, l’inspirazione tendenzialmente, comprime i visceri eseguendo un’azione di “spremitura” degli stessi; nell’espirazione invece il movimento è inverso. Il pavimento pelvico, fungendo da tappeto elastico, esercita una controspinta verso l’alto e facilita il movimento di risalita del diaframma in senso verticale. Come tutte le strutture secernenti anche l’apparato ginecologico è regolato dal movimento viscerale oltre che dal sistema neuro ormonale. Vi è quindi una stretta correlazione anatomica tra la componente strutturale e l’apparato ginecologico stesso. E’ quindi possibile comprendere che un’alterata mobilità diaframmatica tenda a creare alterazioni della mobilità sulle strutture adiacenti e possibili ripercussioni a distanza ad altri apparati limitrofi (Succede spesso infatti di trovare donne affette da lombalgia la cui causa è anteriore, legata ad un’isterectomia che ha lasciato delle alterazioni meccaniche aderenziali sui legamenti sacro-uterini).

Viceversa, è anche possibile però che una restrizione cinetica di mobilità del tratto lombo-sacrale possa avere influenze, di natura funzionale, sugli organi viscerali inferiori (per esempio,a livello uterino, creando alterazioni del ciclo che può divenire irregolare e/o doloroso) creando alterazioni della corretta fisiologia degli stessi. Anche in questo campo è importante che l’osteopata abbia la possibilità di collaborare con un ginecologo per integrare l’efficacia del trattamento osteopatico alla diagnosi medica, affinchè si ottenga una completa remissione del problema.


Aderenze post chirurgiche o da ferita che possono dare interferenze meccaniche anche dopo diverso tempo.

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