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Non solo colesterolo: ecco come stress e depressione danneggiano il cuore


Una ricerca italiana osserva l’interazione tra patologie cardiache e sistema nervoso, immunitario ed endocrino. E fotografa come le malattie del vivere causano le cardiopatie

È SUFFICIENTE controllare il colesterolo per prevenire patologie cardiache? Forse no. Una ricerca italiana da poco apparsa su Frontiers in immunology, una delle più importanti rivista internazionali del settore, conferma l’interazione tra patologie cardiache e il sistema nervoso, immunitario ed endocrino e la relazione tra patologie cardiache, stress e depressione.

“Secondo la ricerca, che affronta il problema dal punto di vista della psiconeuroendocrinoimmunologia, la visione classica, meccanica della cardiopatia ischemica su base aterosclerotica – che si fonda su un accumulo patologico di colesterolo nei vasi – è stata superata da una visione sistemica, che in prospettiva è destinata a modificare anche l’approccio terapeutico alle malattie cardiovascolari”, spiega Anna Giulia Bottaccioli, medico internista autrice dell’articolo con Massimo Fioranelli Francesco Bottaccioli, della Società Italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia.

Diversi studi mostrano che il muscolo cardiaco, oltre a svolgere le funzioni che ben conosciamo, ha anche le caratteristiche proprie di un organo immunitario ed endocrino. “Sappiamo che il cuore è in grado di produrre ormoni e peptidi specializzati – i peptidi natriuretici – che tra l’altro contribuiscono a regolare la pressione arteriosa e il metabolismo, oltre a controllare l’infiammazione”, prosegue Bottaccioli. Ma nel cuore si trovano anche cellule immunitarie specializzate – come macrofagi, neutrofili, linfociti T e B, mastociti – che lo proteggono da agenti patogeni, ma soprattutto entrano in azione in caso di ischemia o infarto del miocardio, contribuendo alla riparazione dei tessuti. Una risposta infiammatoria alterata può però peggiorare l’ischemia miocardica e la prognosi in generale. “E recenti studi mostrano che queste cellule possono anche attivare processi infiammatori in risposta a stress fisici o psichici, o ad altri segnali periferici come obesità viscerale o iperinsulinismo”, ricorda Bottaccioli.

La ricerca evidenzia l’importanza di un approccio integrato per la prevenzione del rischio cardiovascolare: gestione dello stress attraverso yoga e meditazione, dieta mediterranea a basso contenuto calorico e attività fisica aiutano a tenere sotto controllo pressione, glicemia e profilo lipidico, e a limitare l’attivazione di geni proinfiammatori: ”Tutto questo migliora la qualità di vita – conclude la ricercatrice – riducendo l’uso dei farmaci e gli effetti secondari a esso connessi, con ricadute positive sull’aumento della sopravvivenza e sulla riduzione di eventi cardiovascolari successivi. Anche se mancano conferme definitive, ottenibili solo con studi di larga scala”.

Tratto dal sito www.sipnei.it

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